La strada lasticata di sale della socialità...ovvero "che bastardi fortunati gli asociali"
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Nel tempo variabile del fine settimana di Pasqua/Pasquetta 2024, tra scrosci apparentemente incessanti di pioggia e sole che è timidamente apparso a tra qualche nuvola che si spostava stanca verso Sud, mi è capitato di ragionare su quanta fortuna abbia chi riesce a disinteressarsi di tutto.
"La cornice di Fantozzi sui miei pensieri" (selfmade)
<<Ho avuto un weekend lungo in cui mi sono concentrato solo sulla mia solitudine. Cosa rara, che non sono stato mai in grado di fare per tempi troppo lunghi, quasi sempre lontano dalla mia Puglia>>
Questo tipo di attitudine discreta ed instabile mi ha fatto riconciliare un po' (troppo poco) con me stesso. Mi ha fatto concentrare solo su quello che vedevo, attraverso la fotocamera dello smartphone ed i miei occhiali, vedendo cose a cui per tanto tempo non ho fatto caso. Ho lasciato che il tempo (meteorologico) stesso spendesse il suo orgoglio sulla sua presunzione di governare il mio umore, ho permesso al tempo (cronologico) di non essere un vincolo, qualcosa che mi dicesse che cosa essere.
<<Ovviamente la sensazione non è durata; ho la presunzione e la stupidità di ammettere di avere difficoltà a "stare solo", non nel senso comune di dover necessariamente avere della compagnia al mio fianco quanto nel non riuscire, fisicamente, a distaccare interesse da dimostrazione di interesse>>
Questo, non si può obiettare, è il più grosso limite del me stesso d'oggi; un me stesso orgoglioso, asino, quasi cieco nel suo non riuscire ad ammettere di aver (di nuovo) fallito. Fallito nell'avere, di nuovo, sacrificato me stesso a credere che Alessandro va bene così. Sincero e tranquillo, rilassato e sorridente, scarnificato e, sentimentalmente, obeso.
Duomo a distanza (selfmade)
L'ossigeno diSempione (selfmade)
Ho invidiato a lungo chiunque si sia bastato, nel bene e nel male, prendendo decisioni drastiche d'odio verso gli altri, nemmeno troppo celato. Questo mi ha fatto, in un qualche modo, dato consapevolezza; un'autocoscienza di cui avrei fatto a meno. La mia Storia di un impiegato (tanto per citare De André) s'apre e si chiude continuamente su pagine tutte bianche, tutte nere, tutte grigie. Nessuna novità mi aiuta a schiudere il guscio e la chiara primavera mi sta affogando, ogni anno di più, ogni minuto più pesante.
Pezzo scritto ascoltando "Nella mia ora di libertà" - Fabrizio De André
"Di respirare la stessa aria D'un secondino non mi va Perciò ho deciso di rinunciare Alla mia ora di libertà Se c'è qualcosa da spartire Tra un prigioniero e il suo piantone Che non sia l'aria di quel cortile Voglio soltanto che sia prigione Che non sia l'aria di quel cortile Voglio soltanto che sia prigione
È cominciata un'ora prima E un'ora dopo era già finita Ho visto gente venire sola E poi insieme verso l'uscita Non mi aspettavo un vostro errore Uomini e donne di tribunale Se fossi stato al vostro posto Ma al vostro posto non ci so stare Se fossi stato al vostro posto Ma al vostro posto non ci so stare
Fuori dell'aula sulla strada Ma in mezzo al fuori anche fuori di là Ho chiesto al meglio della mia faccia Una polemica di dignità Tante le grinte, le ghigne, i musi Vagli a spiegare che è primavera E poi lo sanno, ma preferiscono Vederla togliere a chi va in galera E poi lo sanno, ma preferiscono Vederla togliere a chi va in galera
Tante le grinte, le ghigne, i musi Poche le facce, tra loro lei Si sta chiedendo tutto in un giorno Si suggerisce, ci giurerei Quel che dirà di me alla gente Quel che dirà ve lo dico io Da un po' di tempo era un po' cambiato Ma non nel dirmi amore mio Da un po' di tempo era un po' cambiato Ma non nel dirmi amore mio
Certo bisogna farne di strada Da una ginnastica d'obbedienza Fino ad un gesto molto più umano Che ti dia il senso della violenza Però bisogna farne altrettanta Per diventare così coglioni Da non riuscire più a capire Che non ci sono poteri buoni Da non riuscire più a capire Che non ci sono poteri buoni
E adesso imparo un sacco di cose In mezzo agli altri vestiti uguali Tranne qual è il crimine giusto Per non passare da criminali Ci hanno insegnato la meraviglia Verso la gente che ruba il pane Ora sappiamo che è un delitto Il non rubare quando si ha fame Ora sappiamo che è un delitto Il non rubare quando si ha fame
Di respirare la stessa aria Dei secondini non ci va E abbiam deciso di imprigionarli Durante l'ora di libertà Venite adesso alla prigione State a sentire sulla porta La nostra ultima canzone Che vi ripete un'altra volta" Per quanto voi vi crediate assolti Siete per sempre coinvolti Per quanto voi vi crediate assolti Siete per sempre coinvolti"
" Un brivido mi attraversa, come la lama che trafisse Sigfrido uccidendolo" (Via Antonio Cesari - Milano - 30/03/2024 selfmade ) Tante volte ci siamo illusi, nella vita, di essere qualcosa per qualcuno, o qualcuno per qualcosa. Abbiamo creduto, tante volte aggrappandoci a spiragli di libertà, che la nostra vita sarebbe potuta essere sollievo in altre sofferenze, risata in momento buio, cibo nel momento della fame. <<Questa illusione ci ha permesso di agire secondo una coscienza distorta, illusoria, fragile. Ci ha fatto nascondere nelle nostre sicurezze, nella routine dell'azione, nel buon senso comune che ci ha visti "la parte buona della storia">> Questa disgrazia malata ci ha, a volte, coccolato e a volte tagliato l'anima, senza che riuscissimo a girarci finalmente verso l'ombra della nostra malcelata carneficina. Ci ha nascosto sotto la cenere come braci pronte a scaldare ma senza nessuna presenza cartacea che ci illuminasse. <...
Dettagli di solitudine (selfmade) Il Vano Anecoico - Buchi neri ed altre sensazioni - perché inizia questa avventura... Quando ho deciso di ricominciare a scrivere un blog, un'ulteriore massa di segnali elettrici in libertà all'interno di un server ancorato a chissà quale pavimento sulla Terra, stavo riflettendo su come gli esseri umani, da sempre, si rifugiano in divertissement, non necessariamente scientifici ed organizzati, per cercare di placare i rumori non udibili delle loro anime. <<Dipingere, suonare, scrivere, correre, fare artigianato, uscire in moto senza una meta, persino fare le pulizie, diventano metodi per rifugiarsi nel proprio " Vano Anecoico" >>. Il proprio personale vano anecoico , la stanza dove, per effetto di un gioco di risonanze assenti, è possibile ridurre l'eco fino quasi ad annullarlo, rimanendo in compagnia dei rumori del proprio essere fisico, il deglutire, lo sbattere delle palpebre, persino il battere del proprio cuor...
Ragionavo, ultimamente, su quanto a volte perdiamo tantissimo tempo in operazioni di complicazione di attività apparentemente molto semplici e di come, viceversa, ci sforziamo a semplificare cose che non hanno, in realtà, nulla di realmente semplificabile (senza sacrificare ciò che davvero sono). <<Per qualche motivo, per esempio, proviamo ad applicare idee complesse ( conoscersi, parlare, interagire, ridere o ironizzare ) affidandole a strumenti semplici (le app di Dating online, il tasto condividi di una storia o di un reel ).>> Tranciamo, di fatto, la relazione umana facendo swipe , o schiacciando e cercando il destinatario tra i recenti, torcendoci in capriole per tenere vivi, o creare, rapporti di cui a volte sentiamo che non ci importa nulla. Non tanto perché non ci importi veramente, ma più che altro perché fatichiamo, oramai a trovare stimolo nel dare qualcosa di più. Salvador Dalì - La persistenza della memoria Questa immensa sovra-stimolazi...
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